Quando si ascolta dire che bisogna prendere con filosofia le vicissitudini giornaliere, comincia ad avere un senso. Ciò avviene solitamente quando si legge di alcune decisioni, trasformate in disciplinare, da parte della Regione Lazio.

E’ da diversi anni che nella Regione Lazio viene normata la caccia al cinghiale e, ahimè, ogni volta ci si aspetta che le modifiche apportate non stravolgano quanto enucleato la volta precedente. Speranze sistematicamente disattese!!!!

Anche quest’anno, per la prossima stagione venatoria, la Regione ha inteso bene apportare delle “piccole” variazioni che, guarda caso, lasciano l’amaro in bocca ai tanti seguaci di Diana che praticano la caccia al cinghiale nella nostra Provincia.

Lo scrivente sig. Vincenzo Ricci, presidente provinciale dell’Italcaccia di Rieti, dal momento della pubblicazione del disciplinare, ha ricevuto centinaia li lamentele da parte dei cacciatori che ne hanno potuto prendere finalmente visione.

Si può facilmente ipotizzare che anche le altre associazioni abbiano ricevuto lagnanze per quello che, a parere dello scrivente, può essere definito un significativo passo indietro rispetto al passato.

Volendo scendere nei particolari, il nuovo disciplinare annovera nel suo interno diverse anomale specifiche. Cominciando dal termine imposto agli A.T.C. (15.7.2017) per l’individuazione delle zone di caccia; zone che successivamente dovranno essere trasmesse all’ADA di Rieti per la successiva approvazione. Detta così, la cosa sembra di facile soluzione; le zone c’erano già, cosa ci vuole a modificare quelle che hanno causato qualche problema!!!! L’inghippo però è dietro l’angolo. Infatti non bisogna cartografare solo le preesistenti ma, guarda caso, bisogna anche individuare quelle per la girata (altra forma di caccia al cinghiale diversa dalla braccata) che, ad oggi, non esistono.

Il bello, comunque, viene dopo!!! C’è da sapere che il vecchio disciplinare (s.v.2016/2017) prevedeva che in  provincia di Rieti si potessero cartografe anche zone di estensione maggiore a quelle delle restanti 4 province, semplicemente presentando una relazione tecnica (redatta da un tecnico qualificato) che giustificasse tale estensione oltre al fatto che le squadre potevano essere costituite da un minimo di 15 cacciatori anziché 25. Cose lodevoli delle quali, i nostri referenti regionali e non, si sono fatti promotori ottenendo un apprezzatissimo risultato dalle varie componenti venatorie. Siccome funziona bene bisogna correre ai ripari, questo credo sia pensiero balenato in testa ai legislatori.

Non essendo possibile elencare tutte le regole che andrebbero modificate, ne citerò solo un’altra.

Il mantenimento della zona passa attraverso l’abbattimento di un numero minimo di 30 cinghiali per ogni squadra. Chi conosce la storia delle quadre reatine sa bene che delle circa 125 squadre, nemmeno la metà di esse raggiunge il limite minimo. Conseguenza: a rigor di disciplinare non si dovrebbe consentire la braccata in dette zone e, quindi, verrebbe meno anche lo scopo prefissato da tanta parte della società, di limitare la presenza del suide contenendo anche l’entità dei danni da essi causati alle produzioni agricole. Successivamente, l’art.4 c.2 del disciplinare recita ”Le squadre operanti nelle zone eccedenti i 600 ettari devono avere un numero di componenti uguale o superiore a 35”. Ciò risulta essere in palese contraddizione con le vecchie norme. Se il problema esisteva l’anno scorso, non credo che nell’arco temporale di una stagione sia modificato significativamente al punto di equiparare Rieti alle altre Province.

 

Ovviamente sarà inserita nel disciplinare la formuletta che per “alcuni casi” si può derogare. Poiché è cosa quasi certa il sistematico ricorrere all’istituto della deroga, la domanda che sorge spontanea è…. visto che lo consentirete successivamente, che senso ha imporlo prima?

Il discorso diverrebbe troppo lungo per poterlo spiegare in quattro righe di giornale.

Viene proprio da dire che……. mai titolo fu più azzeccato!!!!!

  

 

L'articoloItalcaccia di Rieti contro la Regione Lazio per il nuovo disciplinare di caccia al cinghiale. Il presidente dell'associazione, Vincenzo Ricci, si fa portavoce delle numerose lamentele ricevute da quando è stato pubblicato il nuovo disciplinare della caccia, definito un "significativo passo indietro rispetto al passato" che "annovera al suo interno diverse anomalie" a partire dal "termine imposto agli Ambiti territoriali di caccia (15 luglio 2017) per l'individuazione delle zone di caccia". Ricci elenca numerosi punti che non convincono i cacciatori e, tra questi, il limite dell'abbattimento di un numero minimo di 30 cinghiali ogni squadra. "Chi conosce la storia delle quadre reatine -dice il presidente di Italcaccia - sa bene che delle circa 125 squadre, nemmeno la metà di esse raggiunge il limite minimo. Quindi, a rigor di disciplinare, non si dovrebbe consentire la braccata in dette zone e verrebbe meno anche lo scopo prefissato di limitare la presenza del cinghiale contenendo anche l'entità dei danni da essi causati alle produzioni agricole". Ricci ne ha anche per l'istituto della "deroga" che sembra tornare ogni anno. "Ovviamente sarà inserita nel disciplinare la formuletta che per 'alcuni casi' si può derogare. Poiché è cosa quasi certa il sistematico ricorso alla deroga - conclude Ricci - la domanda che sorge spontanea è: visto che lo consentirete successivamente, che senso ha imporlo prima?".

Corriere di Rieti 

 

 

 

 

 

 

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